L’incenerimento
L’incenerimento con recupero di energia (o termovalorizzazione) è un’altra soluzione per smaltire i rifiuti e consiste nella loro combustione, al fine di:
- ridurre in peso e in volume il materiale;
- ossidare completamente i rifiuti in CO2 e H2O;
- recuperare il contenuto energetico del rifiuto;
- sterilizzare i residui.
I rifiuti che vengono prodotti nelle nostre case hanno caratteristiche tali per cui non è necessario del combustibile per alimentare la combustione, ma vengono utilizzati e sono sufficienti i soli rifiuti immessi ai forni. Cosa succede ai rifiuti durante il processo? Il carbonio, l’idrogeno e lo zolfo in essi contenuti vengono ossidati e formano CO2, H2O e SO2. L’umidità contenuta nei rifiuti viene trasformata in vapore acqueo, mentre la presenza di alogeni (Cl, F, Br) e azoto produce rispettivamente sostanze acide e ossidi di azoto (NOx). Infine, i metalli possono subire fenomeni di volatilizzazione e gli inerti divengono scorie. Un impianto di termovalorizzazione semplificato prevede una avanfossa, ovvero un locale separato in cui arrivano i rifiuti e che limita la fuoriuscita di cattivi odori, la fossa di accumulo e miscelazione, dove i rifiuti vengono scaricati, e il forno vero e proprio. L’incenerimento offre una serie di vantaggi, tra cui la massima riduzione del volume dei rifiuti e il recupero energetico, ma anche una serie di svantaggi molto problematici, come il controllo degli inquinanti prodotti durante la combustione, lo smaltimento dei residui e una gestione particolarmente complessa.
Sebbene in Italia questa soluzione sia spesso ostacolata e poco utilizzata (solo il 19% dei rifiuti viene attualmente incenerito), in Europa si tratta di una soluzione impiantistica largamente prevalente e molte città utilizzano l’energia prodotta dai loro stessi rifiuti per garantire il proprio funzionamento.
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