Gli scienziati e le tappe
Perché la scoperta del 1953 diventa così fondamentale per la comprensione delle basi genetiche della vita e dell’evoluzione dell’uomo e degli esseri viventi? Per comprendere l’importanza della doppia elica del DNA è opportuno ripercorrere le tappe principali degli studi sul DNA che si sono succedute prima e dopo la pubblicazione del primo lavoro di J. Watson e F. Crick su Nature. La prima notizia che si ha dell’esistenza del DNA risale al 1869, F. Miescher cita una sostanza acida che chiama nucleina, essa è contenuta nel nucleo delle cellule ed è composta da proteina e acido nucleico che verrà poi ribattezzato DNA. Da allora sono proseguiti molti studi sull’argomento fino ad arrivare al 1938. Gli scienziati R. Signor, T. Caspersson e E. Hammarsten capiscono che la molecola di DNA è formata da lunghe catene (sequenze) di basi nucleotidiche. Le basi nucleotidiche (o nucleotidi) sono, come abbiamo già visto, 4 mattoncini diversi che costituiscono la lunga molecola acida di DNA, si chiamano: adenina, timina, guanina e citosina. Nel 1944 altri ricercatori universitari ipotizzano per la prima volta che la molecola di DNA contiene l’informazione genetica. L’informazione genetica (l’insieme d’istruzioni che servono alle cellule per costruire le proteine) sarebbe codificata nelle varie sequenze di basi nucleotidiche che si ripetono nella catena del DNA. Quindi viene intuito che nel DNA, che viene trasmesso attraverso le generazioni dai genitori ai figli, risiede l’informazione genetica che ogni cellula del nostro corpo necessita per svolgere la sua precisa funzione. Finalmente nel 1952, A. Hershey e M. Chase, stabiliscono che esclusivamente le molecole di DNA possono essere geneticamente trasmesse alla generazione successiva e non le proteine. Sempre nello stesso anno la scienziata R. Franklin insieme al collega R. Gosling (amico di J. Watson e F. Crick) producono una mappa molto definita e chiara della diffrazione a raggi X ottenuta dall’irraggiamento della molecola di DNA. Si tratta proprio della famosa foto che ha ispirato l’intuizione del 1953 sulla natura a tre dimensioni della forma del DNA.
Nel 1958 avviene una svolta, M. Meselson e F. Stahl comprendono e illustrano il meccanismo attraverso il quale il DNA si riproduce: la doppia elica si srotola, si apre e si ottengono due lunghe catene parallele. Ogni filamento viene ricopiato e in questo modo si ottengono due copie identiche di molecole di DNA a quella originaria che non esiste più. Solo ora in realtà, diventa molto importante la scoperta del 1953 sulla struttura tridimensionale del DNA, in quanto sapere esattamente com’è fatta la molecola nelle tre dimensioni aiuta a capire come si replica (con il meccanismo ora chiarito della separazione delle due catene) formando poi altre doppie eliche che si avvolgono e risultano complete e uguali a quella originaria. Da adesso in poi le ricerche continuano freneticamente, nel 1959 viene scoperto che i filamenti vengono copiati e replicati da un enzima presente nelle cellule del nostro corpo chiamato DNA polimerasi. Ecco svelato maggiormente il meccanismo della trasmissione genetica, fino ad arrivare nel 1961 a capire che determinate molecole di DNA possono dirigere e istruire la costruzione cioè la sintesi di determinate proteine.
Anche se ora è chiaro che tutte queste importanti scoperte sono il frutto del lavoro di tanti ricercatori, non va tolto certo il merito a coloro i quali per primi hanno avuto una delle intuizioni fondamentali di questa lunga strada di conoscenza che prosegue ancora oggi. Infatti nel 1962, James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins ricevono il premio Nobel per le loro scoperte sul DNA.
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