Esplorare le grotte
Molte sono le motivazioni che spingono alcuni uomini e donne verso la speleologia: per alcuni è l’aspetto sportivo, o tecnico, per altri il desiderio di avventure e di emozioni “forti”, curiosità di sapere “cosa c’è oltre”, ricerca scientifica, molto spesso una giusta miscela di tutto questo, e altro ancora. In ogni caso, lo scopo dello speleologo non è quasi mai soltanto la visita di un ambiente sotterraneo, sia subaereo, sia allagato, ma l’esplorazione di nuovi condotti e gallerie, la congiunzione di grotte tra loro, per ricostruire un unico, grande sistema carsico, sempre più esteso e sempre più profondo, la comprensione di come queste grotte si siano formate ed evolute, la conoscenza delle potenzialità del sistema e di quanto questo potrà divenire grande e profondo.
L’uomo, tuttavia, non è adattato all’ambiente di grotta, per cui per esplorarlo occorre conoscere alcune tecniche particolari ed equipaggiarsi in modo adeguato. Poichè non siamo in grado di muoverci al buio, occorrono almeno due fonti di illuminazione, di cui la principale è di solito costituita da un impianto ad acetilene. E’ necessario proteggersi dal freddo e dal fango, utilizzando indumenti in pile e apposite tute. A volte è necessario anche l’utilizzo di una muta subacquea, per percorrere tratti molto bagnati senza incorrere nel pericolo dell’ipotermia. Ai piedi, in genere, stivali o scarponcini da montagna, e guanti di gomma per proteggere le mani dall’abrasione della roccia e delle corde. Per affrontare i tratti verticali, si utilizzano corde statiche da 10 o 9 mm di diametro, un’imbragatura (simile, con qualche modifica, a quelle utilizzate in alpinismo) e appositi attrezzi per salire e scendere.
I pericoli nell’esplorare una grotta sono molti, ma tutti, in realtà prevedibili e superabili con la giusta preparazione tecnica e le giuste attrezzature: non è possibile improvvisarsi speleologi!
Contrariamente a quanto comunemente si pensa, nessuno speleologo è mai morto incastrato in una strettoia o per il crollo del soffitto di una grotta (cosa che invece può avvenire in una miniera, dove il vuoto è di origine artificiale, e quindi instabile): i pericoli maggiori sono rappresentati dalla caduta di pietre (sempre provocata dal passaggio degli esploratori) e dell’acqua. Poichè la propagazione delle piene in un sistema carsico può essere a volte molto rapida, è possibile che, in concomitanza con eventi piovosi in superficie, gallerie normalmente asciutte vengano allagate, anche totalmente: questa è una delle più frequenti cause di intrappolamento in grotta di incauti speleologi (quasi sempre alla prime armi e con scarsa conoscenza del sistema sotterraneo), che richiede l’intervento di squadre di soccorso speleosubacqueo e arricchisce la letteratura di aneddoti talora raccapriccianti, anche se, fortunatamente, per la maggior parte a lieto fine (come l’incidente alla grotta francese della Vittarelle, dove alcuni speleologi sono rimasti bloccati per giorni a bordo di un canottino, in una sala che si andava trasformando in un lago: la risalita delle acque si è arrestata quando il canotto si trovava ormai a un paio di metri dalla volta…). In grotta, comunque, il passaggio dell’acqua lascia tracce inequivocabili ed evidenti, per cui chi normalmente frequenta questo tipo di grotte ne conosce il comportamento e lo prevede facilmente: è inutile dire che prima di avventurarsi in cavità complesse, specie se in prossimità di sorgenti, è indispensabile raccogliere informazioni presso i gruppi grotte locali.
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