Il bilancio energetico nazionale
L’importanza dell’energia nella società moderna ha portato l’uomo non solo a creare complessi “sistemi energetici”, ma anche a porsi il problema di misurare quanta energia egli consuma ogni anno e di capire da quale fonte la ricava e da quale Paese la importa.
A questi problemi l’uomo ha risposto utilizzando apposite unità di misura dell’energia e uno schema di rappresentazione dei flussi di energia che entrano in un Paese e vengono utilizzati dai diversi settori di utenza nell’arco di un anno, il Bilancio Energetico Nazionale.
Come tutti i bilanci, anche il bilancio energetico raccoglie informazioni sulle entrate e sulle uscite, in questo caso di energia. Quello nazionale è il bilancio energetico più famoso e utilizzato e consiste in una raccolta di informazioni su come viene prodotta l’energia e su come viene utilizzata in un Paese nell’arco di un anno.
Ecco, in sintesi, come va letto il Bilancio Energetico Nazionale (BEN). Innanzitutto l’energia messa a disposizione dalle diverse fonti viene espressa con un’unità di misura comune che abbiamo già visto: la TEP. Questo consente di sommare tra loro e confrontare i dati relativi alle differenti fonti. La prima informazione contenuta nel BEN è la disponibilità di energia totale e suddivisa per fonti (chiamati anche consumi primari di energia o fonti primarie). Questi dati indicano quanta energia è messa a disposizione di un Paese o per essere consumata direttamente (ad esempio l’energia elettrica importata o prodotta dalle centrali idroelettriche), o per essere trasformata in prodotti derivati da mandare successivamente al mercato del consumo finale (ad esempio il petrolio, che va poi alle raffinerie per essere trasformato in benzina e gasolio), o, infine, per essere trasformata in energia elettrica (il carbone, il gas e il petrolio utilizzati dalle centrali termoelettriche per produrre elettricità).
L’energia fornita dalle fonti primarie può appartenere al Paese (produzione nazionale: ad esempio il gas estratto nei giacimenti della Val Padana o del Mare Adriatico) oppure essere importata (ad esempio il petrolio che l’Italia importa dal Medio Oriente o il gas che importa dalla Libia e dalla Russia).
E’ importante ricordarsi che, in questa fase di definizione dei consumi primari di energia, la produzione nazionale di energia elettrica include solo quella da centrali idroelettriche, geotermiche, solari ed eoliche o da eventuali altre fonti rinnovabili, ma non include, come già detto, quella ottenuta bruciando combustibili fossili. Questa distinzione è stata introdotta per evitare che parte della disponibilità di energia venga conteggiata due volte, una volta come petrolio e una volta come energia elettrica prodotta dalla combustione di quel petrolio.
Dalla somma della produzione nazionale e delle importazioni delle diverse fonti va sottratta l’energia esportata e la variazione delle scorte. A questo punto si ottiene la disponibilità primaria di energia (detta anche consumo primario o consumo interno lordo).
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