Un marziano sulla Terra…
Nel 1700 James Hutton, padre della geologia e del pensiero scientifico moderno, ideò il “principio dell’attualismo”, secondo il quale lo studio del passato è la chiave per comprendere il presente e per tentare di prevedere il futuro. Soltanto con l’intensificarsi della ricerca scientifica sembra possibile discriminare l’influenza delle attività umane, rispetto ad una tendenza a lungo termine controllata da dinamiche naturali. Da qui l’importanza della ricerca sia come prevenzione in grado di ridurre gli enormi costi di intervento a seguito di eventi disastrosi, sia come strumento per pianificare il futuro sviluppo dei popoli, inteso come sviluppo sostenibile. Si ricordi che i cicli climatici sono sempre avvenuti nella storia del Pianeta Terra, risulta quindi necessario osservare con dettaglio e a scale differenti il passato. Infatti, come dicono gli addetti ai lavori dell’ICRAM, un ipotetico osservatore giunto dallo spazio, come un marziano, potrebbe considerare l’evoluzione del clima sulla Terra relativamente al tempo di osservazione, in maniera totalmente differente.
Ipotizziamo che al nostro marziano si sia guastata la navicella spaziale e sia atterrato su di una spiaggia terrestre di primissimo mattino. La creatura, a digiuno di astronomia, noterà come dalle ore 8 a mezzogiorno la temperatura aumenterà in modo allarmante. Cosa succederà tra poche ore? Il marziano potrebbe pensare di dover arrostire sotto i raggi del Sole, ma le ore successive, con l’arrivo del tramonto, la notte e poi il nuovo giorno, gli faranno capire che c’è un ciclo giornaliero.
Nello stesso modo osservando l’evoluzione climatica dell’ultimo secolo, si può notare una tendenza al riscaldamento globale del clima. Questo trend però rientra nelle variazioni a carattere secolare ben conosciute per tutto il periodo storico. Analogamente potendo registrare il clima per alcune centinaia di migliaia di anni, ci accorgeremmo dell’alternanza di cicli glaciali e interglaciali.
I margini di incertezza dei vari modelli matematici di previsione fino ora studiati, risultano ancora troppo elevati, mentre gli effetti locali, meno accurati delle stime globali, possono essere predominanti.
Ci sono ancora molte incertezze dal punto di vista scientifico e quindi si devono continuare gli studi per poter comprendere maggiormente le complicate dinamiche climatiche, e avvalersi di quello che viene definito “principio di precauzione”, ovvero ipotizzare il peggio per poter prevenire prima che “la cura” non abbia più efficacia. Le previsioni degli scenari pessimistici, seppur incerte, devono comunque essere considerate nelle attività di programmazione e gestione dell’ambiente. E in questo “clima” di incertezza cosa possiamo fare noi singoli cittadini? Ognuno ovviamente può dare il proprio contributo personale, basti pensare che per il Nord America le emissioni di anidride carbonica relative agli usi personali raggiungono il 25% delle emissioni nazionali, ciò equivale a 9 tonnellate di CO2 pro capite l’anno.
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