Delicati equilibri
Sono 109 i Paesi del mondo che possono vantare la presenza di barriere coralline. Almeno 93 di essi possiedono una barriera corallina gravemente danneggiata o addirittura distrutta. Le barriere coralline, quindi, rischiano di scomparire definitivamente in breve tempo per una serie di cause differenti, ma il principale responsabile pare essere l’uomo.
La pesca col cianuro
Nel Sud Est asiatico le popolazioni vivono soprattutto di pesca, ma spesso i sistemi utilizzati sono molto dannosi per la barriera corallina, poiché vengono usati cianuro ed esplosivo in modo da produrre guadagni molto più facili. E’ stato calcolato che, dal 1986 al 1991, il 50% delle barriere coralline delle Filippine è stato distrutto da questi metodi. La pesca col cianuro nasce nelle Filippine all’inizio degli anni Sessanta e alimenta un mercato di un miliardo e duecento milioni di dollari l’anno. Originariamente questo tipo di pesca nasce per procurare pesci vivi per acquario e in seguito si è specializzato nella cattura di pesci vivi, soprattutto cernie, da vendere ai ristoranti asiatici. Scelti e prelevati vivi da una vasca d’acquario dei ristoranti, alcuni pesci possono arrivare a costare fino a 300 dollari al piatto, diventando addirittura degli status symbol, da mostrare durante feste o banchetti importanti. Nonostante la pesca con il cianuro sia illegale in tutti i Paesi dell’Indo-pacifico, viene praticata soprattutto nelle zone di barriera ancora intatte. I pescatori sbriciolano una tavoletta di cianuro in una bottiglia di plastica contenente acqua di mare e poi si immergono. Quando trovano una preda, perlopiù nascosta tra gli anfratti del corallo, le buttano addosso una quantità di soluzione sufficiente a stordirla. Il potente veleno si rivela essere pericoloso anche per i pescatori che rischiano di venirne a contatto durante l’operazione. Spesso i pesci tramortiti finiscono in fenditure nascoste e quindi i pescatori sono costretti ad utilizzare martelli per spaccare pezzi di corallo. Anche la dinamite è utilizzata sulla barriera per rompere blocchi di corallo e stanare pesci. Questo metodo di pesca non é selettivo, e reca danno anche agli organismi senza interesse commerciale. Soltanto nelle Filippine si sta iniziando a prendere misure concrete per scoraggiare questo tipo di pesca: ad esempio si è avviato un programma di formazione per pescatori, per diffondere sistemi alternativi al cianuro non dannosi all’ambiente. Sono inoltre aumentati i controlli: una rete di laboratori ricerca tracce di cianuro sui pesci in vendita. Si sta anche cercando di rendere obbligatori i controlli sui pesci vivi in vendita e si promuovono corsi di educazione ambientale nelle scuole per sensibilizzare i bambini riguardo ai danni causati da questo tipo di pesca.
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