Freddi mari polari
Il ghiaccio marino ha un’origine completamente diversa da quello dei ghiacciai. Si forma, infatti, per congelamento diretto dell’acqua di mare, quando la temperatura dell’aria rimane al di sotto di – 1.8°C per qualche giorno.
La sua formazione, stagionale, è spettacolare: dapprima si formano aghi e lamelle di ghiaccio, che, galleggiando, danno alla superficie marina un particolare aspetto “oleoso”, il cosiddetto grease ice, il ghiaccio “grasso”. I cristalli si aggregano, originando lastre sempre più spesse che, a causa delle continue collisioni provocate dal moto ondoso, prendono una forma circolare con i bordi rialzati, somigliando a grosse frittelle bianche, da cui il nome di pancake ice. Con il mantenersi di temperature basse, le lastre si saldano tra loro a dare una copertura continua, la banchisa, o pack. Lo spessore varia da 1 a 5-7 metri, e si accresce continuamente per congelamento di acqua marina alla base e per apporti di neve sulla superficie. Le correnti, i venti, le tempeste mantengono la banchisa in continuo movimento, causando rotture di lastroni, accavallamenti, collisioni, creando un paesaggio tormentato fatto di creste sporgenti dal ghiaccio e grandi fratture, che rendono molto difficile l’esplorazione. E’ una zona molto pericolosa per la navigazione: navi anche di grande tonnellaggio sono rimaste intrappolate tra i lastroni alla deriva e molte sono finite letteralmente stritolate tra i ghiacci. La storia delle esplorazioni polari è costellata di avventure e tragedie legate ai pericoli della banchisa.
A differenza dell’Antartide, che è un continente, nell’Artico le poche terre emerse sono costituite da arcipelaghi di isole. Non vi si trovano, quindi, grandi ghiacciai o grandi calotte, ma soltanto un’enorme estensione di ghiaccio marino galleggiante sul Mar Glaciale Artico. Un’estesa fascia di ghiaccio marino circonda però anche l’Antartide, raggiungendo la massima estensione in settembre, con una larghezza di 2.000 km. A differenza dei ghiacciai e delle calotte, che mantengono più o meno inalterate le loro dimensioni nel corso dell’anno, il ghiaccio marino subisce spettacolari variazioni di estensione, particolarmente apprezzabili se osservate da satellite, su aree che coprono 15-20 milioni di km2 dei mari polari. Le variazioni sono particolarmente evidenti intorno all’Antartide, dove le correnti marine tendono ad allontanare i frammenti di banchisa, disperdendoli, mentre sono di minore entità nel Mar Glaciale Artico, dove le correnti tendono, invece, a concentrare intorno al Polo Nord i lastroni alla deriva, il cui allontanamento è ostacolato anche dalla presenza delle circostanti terre emerse. A differenza del ghiaccio dei ghiacciai, che può essere antico di diverse migliaia di anni, l’età del ghiaccio marino raramente supera l’anno. Lastroni di età pluriennale si trovano soltanto nel Mar Glaciale Artico.
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