Un equilibrio instabile
Abbiamo visto che l’inquinamento dell’atmosfera deriva da una serie di sostanze che vengono prodotte da una o più “sorgenti” (industrie, automobili ed altre ancora). Per nostra fortuna, dopo un periodo più o meno lungo di permanenza nell’atmosfera, la natura riesce a “rimuoverne” una determinata quantità. Ad esempio, l’anidride carbonica, prodotta dalla combustione di combustibili fossili e dalla respirazione degli organismi viventi animali e vegetali, viene in parte assorbita dalla vegetazione (per mezzo della fotosintesi), e anche neutralizzata in grande quantità dalle acque del mare, che sono in grado di fissarla attraverso il fitoplacton e di stabilizzarla sotto forma di rocce sedimentarie carbonatiche. La composizione dell’atmosfera si trova quindi in uno stadio di equilibrio dinamico, la cui stabilità dipende dalla capacità di questi processi di “autodepurazione” di neutralizzare, o almeno limitare, gli effetti negativi delle attività umane. Il problema nasce quando le quantità di inquinanti emessi nell’atmosfera superano la sua capacità di “autodepurazione”, aumentano la loro concentrazione nell’aria e raggiungono limiti dannosi per l’uomo e per la natura. In questo caso il modello di sviluppo dell’uomo e di un paese può divenire non più “sostenibile” nel lungo periodo.
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