Un ghiaccio particolare
Agli inizi degli anni ’90, negli ambienti di ricerca sulla geologia marina si cominciò a parlare di una sostanza particolare, presente sui fondali oceanici: si trattava delle prime notizie sugli idrati di metano, che fino ad allora avevano ricevuto pochissima attenzione, in quanto ritenuti poco più di una curiosità geologica e privi di qualunque valore commerciale. Il metano cosiddetto biogenico viene rilasciato da processi di decomposizione della sostanza organica e si accumula all’interno dei sedimenti, dove può concentrarsi ed eventualmente risalire verso la superficie. Se la superficie è un fondale marino, il gas che si libera si combina con l’acqua fredda delle profondità abissali a formare una sorta di “ghiaccio”. Le molecole di acqua cristallizzano formando strutture “a gabbia”, all’interno delle quali si trovano intrappolate molecole di metano. Ghiacciando, l’acqua comprime il gas e il composto assume un’elevatissima densità. Chimicamente, gli idrati di metano sono costituiti da una molecola di metano e 6 di acqua (CH46H2O) e appartengono alla famiglia dei “clatrati”, particolari composti in cui la normale struttura cristallina del ghiaccio si altera a formare celle chiuse “a gabbia”. Perchè questo processo avvenga, sono necessari due fattori concomitanti: una bassa temperatura (-15°C) e un’elevata pressione ambientale (20 bar, corrispondenti ad una profondità marina di poco meno di 200 m), oltre che, naturalmente, una grande disponibilità di metano e di molecole di acqua.
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